giovedì 30 maggio 2013

GIOVANNI FALCONE: UN EROE ITALIANO

Chi tace e chi piega la testa muore ogni volta che lo fa, chi parla e chi cammina a testa alta muore una volta sola. (Giovanni Falcone)

Sono passati ventuno anni da quando il 23 maggio 1992 alle 17.58 Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e agli agenti di scorta Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifano vennero fatti saltare in aria con quasi mille chili di tritolo sull’autostrada che conduce dall’aeroporto di Punta Raisi (oggi Falcone e Borsellino) a Palermo. Ad attenderli sulla pista dell’aeroporto c’erano, come ogni sabato pomeriggio, tre auto. Una Croma marrone, una Croma bianca, una Croma azzurra. Era la sua scorta.
Un episodio che ha lasciato un segno nelle coscienze civili non solo italiane e che ha determinato, insieme, al successivo attentato di via D’Amelio all’amico Paolo Borsellino, un cambiamento di atteggiamento dello Stato nella lotta contro la mafia. Misure dure, leggi che giacevano da tempo in Parlamento sono state in seguito rapidamente approvate. Il carcere duro per i mafiosi è diventato uno strumento di lotta alla criminalità particolarmente efficace. Maria Falcone, sorella del magistrato, da tanti anni è impegnata con la Fondazione Falcone (www.fondazionefalcone.it).

Nato a Palermo il 20 Maggio 1939, Giovanni Falcone è figlio di Arturo Falcone e Luisa Bentivegna. La famiglia è composta da cinque persone: Giovanni ha due sorelle più grandi. Dopo le scuole superiori, Giovanni si iscrive alla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Palermo, conseguendo la laurea nel 1961. Nel 1964 Falcone entra in magistratura, e ricopre per circa dodici anni il ruolo di sostituto procuratore presso il Tribunale di Trapani. Questa esperienza avvicina il giudice siciliano alle tematiche del diritto penale, cui d’ora in avanti si appassiona. Trasferitosi al Tribunale di Palermo nel 1978, Giovanni Falcone viene assegnato all’Ufficio istruzione, sotto la guida di Rocco Chinnici. Qui si distingue per le sue notevoli capacità, lavorando fianco a fianco con il collega e amico Paolo Borsellino.
Nel 1980 Chinnici affida a Falcone alcune indagini abbastanza delicate riguardanti Rosario Spatola ed altre associazioni criminali, dislocate anche negli Stati Uniti. Giovanni Falcone, con grande professionalità e bravura, approfondisce il caso a lui assegnato analizzando anche la situazione bancaria e patrimoniale di tali organizzazioni, riuscendo a fornire un quadro conoscitivo e dettagliato del fenomeno “mafia”. Nel mese di Dicembre del 1980 il giudice Falcone raggiunge New York per portare a termine le indagini su Cosa Nostra, con l’aiuto dell’investigatore Victor Rocco. Intanto in Sicilia scoppia una vera e propria guerra tra clan mafiosi, e si contano numerose vittime, tra cui il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, Pio La Torre e Rocco Chinnici.
Il successore di Chinnici è Antonio Caponnetto, che istituisce un “pool” di magistrati che si occupa esclusivamente dei processi mafiosi. Caponnetto sceglie Giovanni Falcone e Paolo Borsellino come esponenti di spicco per il gruppo di magistrati. Con l’arresto di Tommaso Buscetta “Cosa Nostra” subisce un notevole scossone. Buscetta decide di collaborare con la giustizia nel processo che comincia a Luglio del 1984. Questo episodio si rivela determinante per la comprensione di alcune dinamiche interne alla compagine mafiosa. Ma la mafia non se ne sta certo ferma a guardare: si comincia a temere per la vita dei magistrati impegnati nel “pool”, soprattutto dopo la morte di Montana e Cassarà, nell’estate del 1985. Per motivi di sicurezza i giudici Falcone e Borsellino vengono trasferiti per qualche tempo presso il carcere dell’Asinara, con le loro rispettive famiglie. A Novembre del 1987 termina il Maxiprocesso: per il pool anti-mafia è un memorabile risultato. A questo punto il Pool aumenta di  tre unità: i giudici istruttori Giacomo Conte, Gioacchino Natoli e Ignazio De Francisci. Dopo l’uscita di Caponnetto per ragioni di anzianità, il Consiglio Superiore della Magistratura provvede alla nomina di Antonino Meli.
Da questo momento in poi il lavoro del Pool antimafia subisce una battuta d’arresto, e cominciano i problemi che porteranno qualche tempo dopo al suo scioglimento. Il gruppo viene sciolto ufficialmente il 30 Luglio 1988.
Nel mese di Giugno 1989 il giudice Falcone scampa miracolosamente ad un attentato organizzato dal boss Totò Riina ed altri mafiosi, mentre si trova nella sua villetta al mare. Dopo poco tempo dal fallito attentato Falcone viene nominato procuratore aggiunto presso la Procura della Repubblica. A partire dagli anni Novanta Giovanni Falcone cerca di portare avanti con maggiore forza la battaglia contro il crimine, ma gli manca l’appoggio del mondo politico, e questo alimenta un clima di sfiducia e sospetto nei suoi confronti. La strategia mafiosa intanto si inasprisce di fronte all’operato del giudice, che intanto scopre e rende noto il profondo legame tra politica, mafia e imprenditoria.

Con il passare del tempo Giovanni Falcone si sente sempre più messo da parte dalle istituzioni. Il giorno prima della sua morte viene eletto Superprocuratore. Falcone perde la vita nella strage di Capaci il 23 Maggio 1992, un’intera vita dedicata alla ricerca della legalità.

Staff Progetto Art. 9

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