domenica 26 maggio 2013

FEMMINICIDIO

Il termine femminicidio (composto dal s. f. femmina con l'aggiunta del confisso -cidio) è un neologismo ed indica la distruzione fisica, psicologica, economica e istituzionale della donna in quanto tale. Esso è considerato quasi sinonimo di “omicidio passionale”, ma sempre più spesso si focalizza l'attenzione sui maltrattamenti e le denunce che hanno preceduto il delitto, escludendo il raptus.
È stato coniato ufficialmente per la prima volta nel 2009, quando il Messico fu condannato dalla Corte interamericana dei diritti umani a causa delle tantissime donne uccise o scomparse nel nulla dal 1993, nella totale indifferenza delle autorità di Ciudad Juarez e spesso vittime degli stessi uomini delle forze dell'ordine. I cadaveri straziati venivano buttati nella spazzatura o sciolti nell'acido.
In molti Paesi, in nome dell'onore, mogli, figlie e sorelle vengono uccise o costrette a matrimoni forzati, o non possono lavorare, andare a scuola, viaggiare da sole, guidare, essere assistite da un medico durante il parto. Questi divieti si sono tradotti in un femminicidio prolungato.

Le cifre in Italia
Il femminicidio è la prima causa di morte violenta per le donne tra i 16 e i 44 anni. In Italia, dal 2005 ad oggi si contano più di 900 vittime. Nel 2011 le donne assassinate sono state 137; nel 2012, 124 donne sono state uccise e 47 ferite a causa della violenza di genere (botte, calci, occhi neri, braccia spezzate, violenze sessuali) da parte di mariti, partner, parenti, ex, figli (addirittura!). Il 60% dei delitti è avvenuto nel contesto di una relazione intima in corso o appena conclusa tra la vittima e l'autore del reato; il 25% delle vittime aveva appena concluso il rapporto o stava per farlo; la maggior parte (63%) è stata uccisa in casa; il 73% degli assassini è italiano; 4 donne su 10 hanno subito abusi prima di essere assassinate; solo il 6% delle donne italiane denuncia la violenza subita, che è, quindi, una piaga silenziosa e nascosta.

Qualcosa si muove...
In Italia non esiste alcuna legge che difende le donne in quanto donne, perché non esiste alcuna cultura della diversità, ma soprattutto perché la nostra è una società ancora patriarcale e uomocentrica. Nessun partito, infatti, ha affrontato la legge contro il femminicidio in campagna elettorale. Potrebbe servire che l'Italia ratifichi la Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne.

Non mancano, tuttavia, iniziative di movimenti femministi, come Se non ora quando, o di fondazioni come Doppia difesa, di Michelle Hunziker e Giulia Bongiorno, la cui prima finalità è quella di aiutare le vittime a uscire dal silenzio. L'invito è: “La violenza non è un fatto privato: apri quella porta”. La Presidente della Camera, Laura Boldrini, ha parlato dell'utilizzo del corpo femminile nella pubblicità ed ha sostenuto che gli insulti sessisti sul web non sono meno gravi di quelli “reali”. Ha detto che tutto questo è un tema politico e che sarebbe utile un'aggravante per i casi di femminicidio o un'effettiva applicazione delle norme già esistenti. 

Prof.ssa Maria Rosa Lombardi

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