La condizione della donna nella storia è
stata quasi sempre caratterizzata da uno stato di subordinazione all’uomo, che
aveva inizio sin dalla nascita. Infatti, alla bambina veniva impartita
un’educazione diversa da quella del figlio maschio. Le stesse leggi prevedevano
diritti e doveri diversi per gli uomini e le donne e fino alla metà del secolo
scorso, gran parte di esse non poteva votare né essere eletta a cariche
politiche. Nella seconda metà del secolo scorso, con il ’’femminismo’’ e i
movimenti di liberazione femminile, le donne hanno conquistato maggiori diritti
ed oggi si può dire che nel mondo occidentale ci si sta avviando verso una situazione
di sostanziale parità.
Da qualche tempo, però, la violenza
sulle donne è un fenomeno che sembra crescere sempre più, sono quasi tre
milioni (il 14% del totale) di donne italiane che sono vittima di violenza
fisica e sessuale, caratterizzata quindi da maltrattamenti, ingiurie, stupri,
induzione alla prostituzione, violenze psicologiche. La violenza non è solo
quella fisica o sessuale, si può infatti avere una vera e propria violenza
psicologica, che è stata definita stalking, caratterizzata da un comportamento,
prevalentemente maschile, caratterizzato da persecuzione reiterata, molestie
asfissianti, appostamenti, intromissione nella vita privata verso una persona
generalmente di sesso opposto. Ed è proprio su questo tipo di violenza che si
ha il massimo della tolleranza, anche se è bene sottolineare che negli ultimi
anni si è avuta una maggiore attenzione a questo tipo di problema tanto da far
approvare nel febbraio del 2009 una legge, la n. 38, che fornisce una risposta
concreta nella lotta contro la violenza perpetrata soprattutto a danno delle
donne. Chi usa violenza alle donne è nella maggioranza dei casi il marito, il
fidanzato, il convivente, l'ex partner. Spesso, e questo è un altro motivo di
non denuncia, gli aggressori si trovano proprio tra le mura domestiche, mariti,
fidanzati, conviventi o ex partner, ma anche genitori e parenti di primo grado,
persone su cui la donna ripone la più grande fiducia, legate da sentimenti
affettivi molto forti; ecco che la violenza contro le donne è denominata anche
"violenza domestica", un fenomeno cui in passato si dava poca
importanza, essendo considerato una delle possibili espressioni del conflitto
coniugale. Raramente le donne denunciano gli abusi subito, eppure spesso si
tratta di violenze gravi che provocano lesioni sui corpi femminili. Le donne
aggredite provano paura, rabbia, insicurezza, perdita di autostima e di fiducia
negli altri. Ancora oggi le stragi di violenza maschile sulla donna vengono
codificate dalla cronaca con le parole “omicidio passionale”, “d’amore”,
“raptus”, “momento di gelosia”, quasi a testimoniare il bisogno di dare una
giustificazione a qualcosa che è in realtà mostruoso. Violenza, stupri di
gruppo, noia del sabato sera, alcool, questo si legge sui giornali, giorno dopo
giorno notizie strazianti e sempre più crudeltà nelle azioni dei giovani su
ragazze.
Bisogna dire basta a tutto questo, non
solo scriverlo, occorre unirsi e farsi coraggio senza arrendersi mai. Le donne
violentate devono combattere e avere il coraggio di denunciare la persona che
gli fa del male, a prescindere da chi esso sia, marito, ex partner, convivente,
perché queste cose sono aberranti e bisogna denunciarle.
Anna Neri classe II D
Nessun commento:
Posta un commento