mercoledì 22 maggio 2013

LA VIOLENZA SULLE DONNE



La condizione della donna nella storia è stata quasi sempre caratterizzata da uno stato di subordinazione all’uomo, che aveva inizio sin dalla nascita. Infatti, alla bambina veniva impartita un’educazione diversa da quella del figlio maschio. Le stesse leggi prevedevano diritti e doveri diversi per gli uomini e le donne e fino alla metà del secolo scorso, gran parte di esse non poteva votare né essere eletta a cariche politiche. Nella seconda metà del secolo scorso, con il ’’femminismo’’ e i movimenti di liberazione femminile, le donne hanno conquistato maggiori diritti ed oggi si può dire che nel mondo occidentale ci si sta avviando verso una situazione di sostanziale parità.  
Da qualche tempo, però, la violenza sulle donne è un fenomeno che sembra crescere sempre più, sono quasi tre milioni (il 14% del totale) di donne italiane che sono vittima di violenza fisica e sessuale, caratterizzata quindi da maltrattamenti, ingiurie, stupri, induzione alla prostituzione, violenze psicologiche. La violenza non è solo quella fisica o sessuale, si può infatti avere una vera e propria violenza psicologica, che è stata definita stalking, caratterizzata da un comportamento, prevalentemente maschile, caratterizzato da persecuzione reiterata, molestie asfissianti, appostamenti, intromissione nella vita privata verso una persona generalmente di sesso opposto. Ed è proprio su questo tipo di violenza che si ha il massimo della tolleranza, anche se è bene sottolineare che negli ultimi anni si è avuta una maggiore attenzione a questo tipo di problema tanto da far approvare nel febbraio del 2009 una legge, la n. 38, che fornisce una risposta concreta nella lotta contro la violenza perpetrata soprattutto a danno delle donne. Chi usa violenza alle donne è nella maggioranza dei casi il marito, il fidanzato, il convivente, l'ex partner. Spesso, e questo è un altro motivo di non denuncia, gli aggressori si trovano proprio tra le mura domestiche, mariti, fidanzati, conviventi o ex partner, ma anche genitori e parenti di primo grado, persone su cui la donna ripone la più grande fiducia, legate da sentimenti affettivi molto forti; ecco che la violenza contro le donne è denominata anche "violenza domestica", un fenomeno cui in passato si dava poca importanza, essendo considerato una delle possibili espressioni del conflitto coniugale. Raramente le donne denunciano gli abusi subito, eppure spesso si tratta di violenze gravi che provocano lesioni sui corpi femminili. Le donne aggredite provano paura, rabbia, insicurezza, perdita di autostima e di fiducia negli altri. Ancora oggi le stragi di violenza maschile sulla donna vengono codificate dalla cronaca con le parole “omicidio passionale”, “d’amore”, “raptus”, “momento di gelosia”, quasi a testimoniare il bisogno di dare una giustificazione a qualcosa che è in realtà mostruoso. Violenza, stupri di gruppo, noia del sabato sera, alcool, questo si legge sui giornali, giorno dopo giorno notizie strazianti e sempre più crudeltà nelle azioni dei giovani su ragazze.
Bisogna dire basta a tutto questo, non solo scriverlo, occorre unirsi e farsi coraggio senza arrendersi mai. Le donne violentate devono combattere e avere il coraggio di denunciare la persona che gli fa del male, a prescindere da chi esso sia, marito, ex partner, convivente, perché queste cose sono aberranti e bisogna denunciarle.

Anna Neri classe II D 

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