martedì 5 marzo 2013

UN VUOTO INCOLMABILE



C'è chi la considerava un polo scientifico all'avanguardia dove operare. Chi un luogo dove trascorrere interessanti ore tra musei, spazi aperti e padiglioni, ma tutti erano concordi nell'affermare che Città della Scienza rappresentasse una delle poche, autentiche e concrete, occasioni di rilancio per Napoli. Ora tutto questo non c'è più.
Infatti ieri 4 marzo 2013 CITTÀ DELLA SCIENZA è andata in fumo, devastata da un incendio che ha colpito al cuore non solo la zona Flegrea o la comunità scientifica ma la città tutta. Nell'arco di 12 ore brucia tutto il complesso sorto nell'ex area Italsider di Bagnoli. Il museo interattivo che era considerato tra i gioielli culturali di Napoli, era anche uno dei suoi più validi attrattori turistici, con una media di 350mila visitatori l’anno. Tra i suoi numerosi padiglioni che componevano lo Science Center sono andati in fiamme, per cause ancora ignote al momento, quattro capannoni del quale solo uno è stato risparmiato. I danni sono ingentissimi: sopravvivono solo i muri perimetrali, mentre l’interno dei padiglioni è devastato e mentre si fanno ipotesi sulle cause di quanto accaduto, vale la pena ricordare cosa è stata la Città della Scienza. Il plesso della Fondazione IDIS è stato uno dei rari esempi in cui la politica riuscì a dare un'eccellente prova di sé. Il progetto prese infatti le mosse dall'idea di Vittorio Silvestrini, scienziato bolzanino che ideò "Futuro Remoto" nel 1987. La kermesse, che coinvolgeva anche le scolaresche fin dalle scuole elementari, aveva come obiettivo, quello di rendere le scienze non solo affascinanti ma anche appetibili e comprensibili per tutti. Così, a partire dall'edizione inaugurale alla Mostra d'Oltremare, fino al 1992 "Futuro Remoto" trovò spazio all'Osservatorio astronomico di Capodimonte. La svolta avvenne tra il 1992 e il 1993, quando Silvestrini coinvolse nel progetto l'allora giovanissimo filosofo Vincenzo Lipardi. I due erano accomunati non solo dalla comune passione per le scienze, ma anche da una militanza politica, tra le file del Pci, che ne aveva evidentemente saldato il legame ideale. Una lunga incubazione durata quasi quattro anni portò, nel 1996, alla prima apertura al pubblico degli spazi museali che, negli anni successivi, sarebbero stati implementati. Tra il 2001 e il 2010 grazie anche a una corretta interlocuzione con le istituzioni locali e a contributi Ue, sono stati infatti completati spazi espositivi e padiglioni, che hanno portato l'iniziale progetto della fondazione IDIS sottostante l'intero progetto finanche a una prestigiosa gestione affidata a personaggi del calibro di Rita Levi Montalcini, Mario Raffa e Pietro Greco. Tutto ciò non basta a sintetizzare la gloriosa storia della Città della Scienza. Una storia che, probabilmente, è opportuno chiudere prendendo in prestito le parole di uno degli scienziati posti nel "board" della fondazione IDIS, Pietro Greco. In un volume del 2006 dedicato proprio a Città della Scienza, Greco usò come sottotitolo "storia di un sogno a Bagnoli". Non si poteva definire altrimenti un'istituzione sorta in contemporanea con il crollo della Bagnoli industriale e negli stessi anni in cui veniva devastato l'ambiente circostante. Un sogno ma anche una speranza per Bagnoli e per Napoli, che nella struttura incendiatasi la scorsa notte, vedevano andare in fumo uno dei pochi appigli per non essere costretti a cercare fortuna e lavoro altrove.
epressonline.net

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