Il
19 marzo si ricordano tutte le vittime della mafia e tutti coloro che hanno
sacrificato la propria vita perché ci fossero più giustizia e più libertà per
gli altri.
La
scelta di questa data è legata a un evento drammatico avvenuto nel 1994: la
morte di don Peppe Diana, ucciso nel
giorno del suo onomastico nella sua Chiesa, a Casal di Principe, mentre si
apprestava a celebrare la Messa. A Natale del 1991, in tutte le chiese di Casal
di Principe e dell'aversano, veniva diffusa la sua famosa lettera Per amore
del mio popolo non tacerò, in cui denunciava le attività criminose della
camorra e il dolore delle famiglie che vedevano i loro figli diventare vittime
o mandanti di tale organizzazione.
Don
Peppe Diana è un eroe dei nostri tempi, che ha lottato contro la camorra e,
quindi, contro la prevaricazione e la barbarie in nome della giustizia e della
solidarietà umana. Ma non è il solo; ricordiamo, tra gli altri, i giudici Falcone, Borsellino, Livatino; il giornalista Giancarlo Siani, ucciso per i suoi articoli contro i clan
camorristici di Torre Annunziata, la cui storia è narrata nel film “Fortapàsc”
di Marco Risi; Peppino Impastato,
che denunciò le attività della mafia in Sicilia; il sindaco di Pollica Angelo Vassallo, ucciso in un
attentato di sospetta matrice camorristica. Non vanno dimenticati, inoltre,
tutti i morti per ritorsione, come Franco
Imposimato, fratello del giudice
Ferdinando Imposimato, noto per le sue inchieste su terrorismo e mafia, e Gelsomina Verde, uccisa a 22 anni
perché legata affettivamente ad uno scissionista, e i morti “per errore”, che
si sono trovati nel posto sbagliato al momento sbagliato, come Annalisa Durante, Rosa Visone e Mario
Ferrillo, scambiato per un camorrista.
Quest'anno,
la giornata della legalità sarà un giorno di scuola, nel quale si ricorderà la
lezione luminosa di don Peppe Diana e delle altre vittime affinché ci
impegniamo quotidianamente nella realizzazione di percorsi di legalità e
partecipazione civile.
Emanuele Munno, V D
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